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Tecnologia e archeologia: il contributo di Italferr

FS Italiane Group nella riscoperta del paesaggio cristiano della Via Appia

Nel cuore del suburbio romano, tra il primo e il terzo miglio della Via Appia, si sta riscrivendo la storia del paesaggio religioso tardoantico, grazie ad un ambizioso progetto di ricerca che vede protagonista Italferr, finanziato dal PRIN 2022.

Promosso dalle Università di Roma Tor Vergata e della Tuscia di Viterbo e in collaborazione con il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, il progetto “Metodologie integrate per la conoscenza e la valorizzazione del paesaggio religioso della Via Appia nel suburbio di Roma (IV-VII sec.)” ha coinvolto attivamente le strutture specialistiche di Archeologia e Cartografia di Italferr, società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, in una sinergia virtuosa tra ricerca accademica e competenze tecnico-scientifiche maturate in FS.

L’obiettivo di alta ingegneria e di cultura della tutela del patrimonio storico-archeologico è stato fin dall’inizio ambizioso: ricostruire la complessa topografia del comprensorio delle catacombe di San Callisto, restituendo il paesaggio cristiano che si è articolato tra l’Antichità e il Medioevo, con particolare attenzione al sistema viario e alla nascita delle strutture religiose, ottimizzando così il contributo delle ricerche condotte negli ultimi secoli con i rinvenimenti da portare alla fruizione collettiva. 

A tale scopo è stato fondamentale l’utilizzo di tecnologie innovative e non invasive che hanno permesso di indagare vaste aree e di individuare le strutture sepolte anche senza scavare nei siti interessati.

Proprio in questo ambito, Italferr ha messo a disposizione il proprio know-how tecnologico conducendo indagini non invasive, di remote & proximal sensing su un’area di circa 20 ettari, integrando riprese Lidartermiche e multispettrali ad altissima risoluzione con prospezioni geofisiche (magnetometria e georadar), in collaborazione con ATS Archeo Tech & Survey s.r.l. e IDS GeoRadar S.r.l..

Fondamentale è stato il contributo della “Struttura Archeologia” operante in Italferr non solo nella costruzione del GIS di progetto, che raccoglie e integra dati storici, aerofotogrammetrici, di scavo e d’archivio, ma anche nella interpretazione dei dati geofisici acquisiti e nella progettazione dei saggi in situ.

Proprio in occasione delle attività condotte nel Parco dell’Appia, la Struttura Archeologica di Italferr, con i Teams specializzati, ha avuto modo di testare un nuovo algoritmo per la processazione dei dati geofisici, attualmente in fase di brevetto, che ha permesso una lettura più raffinata e stratificata delle anomalie rilevate.

Questo lavoro si inserisce in un percorso di costruzione di un know-how interno di eccellenza, dedicato alle indagini non invasive e hi-tech, che rende Italferr un attore sempre più qualificato anche nel particolare campo dell’archeologia preventiva e della ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e museale.

L’analisi combinata dei dati e dei rilievi tecnologici ha permesso di validare le risposte delle diverse sensoristiche, attraverso il confronto con strutture sepolte già note, affinando le metodologie indirette e orientando con maggiore precisione la pianificazione dei saggi di scavo, dei rilievi e delle indagini.

I risultati sono stati straordinari: come riportato da L’Osservatore Romano, le indagini eseguite in corrispondenza delle anomalie geofisiche hanno portato alla scoperta di una nuova basilica paleocristiana “circiforme” riferibile agli anni ’30-40 del IV secolo. La tipologia di edificio si distingue per le navate laterali che girano intorno a quella centrale, come la pista dei circhi intorno alla spina.

La basilica è probabilmente da indentificare con quella dei Santi Marco e Marcelliano - nella quale riposavano i due martiri sotto un grande altare - e che è collocata proprio di fronte a quella analoga di Papa Marco rinvenuta nel 1991 dagli scavi condotti dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. 

Le due basiliche “gemelle” presentano anche il medesimo orientamento e si allineano su una strada che univa la via Appia alla via Ardeatina. Le dimensioni e la configurazione della basilica la fanno assegnare alla “prima generazione” delle “circiformi ”, quelle costruite durante il regno di Costantino.

Questa nuova scoperta si inserisce in un percorso di ricerca avviato già negli anni ’90 dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata, che aveva portato alla luce la basilica di Papa Marco e numerosi altri complessi funerari. Il progetto PRIN attuale si pone in continuità con queste ricerche, ampliandone la portata, grazie all’uso di tecnologie avanzate e a una visione integrata del paesaggio archeologico.

In definitiva, il progetto rappresenta un modello di archeologia preventiva e digitale avanzata, dove la tecnologia non solo supporta la ricerca e la completa, ma la guida verso nuove scoperte, contribuendo alla valorizzazione di un patrimonio che nel Paese continua a rivelare la sua profondità storica e spirituale.